Alimentazione complementare

Quando e come avvicinarsi ai nuovi sapori

Tra i 4 e i 6 mesi, molti genitori iniziano a chiedersi se sia il momento giusto per introdurre nuovi alimenti. L’alimentazione complementare non sostituisce il latte, ma lo affianca gradualmente, accompagnando la crescita e lo sviluppo del bambino.

Secondo le linee guida dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), l’allattamento esclusivo — al seno o con formula — è raccomandato fino ai 6 mesi di vita, momento in cui si può iniziare ad aggiungere altri alimenti in modo graduale e personalizzato, mantenendo comunque il latte come principale fonte di nutrimento durante il primo anno.

Ogni bambino ha tempi diversi: i segnali di prontezza sono fondamentali per capire quando iniziare. Il piccolo riesce a tenere la testa eretta, mostra interesse per il cibo degli adulti, apre la bocca quando gli si avvicina un cucchiaino e perde il riflesso di spingere fuori il cibo con la lingua.

L’introduzione dei nuovi alimenti è prima di tutto un’esperienza di esplorazione sensoriale: toccare, annusare, assaggiare. Che si scelga un approccio tradizionale o un percorso di autosvezzamento, ciò che conta è rispettare i tempi del bambino e mantenere un clima sereno.

Il momento del pasto non deve essere una prova, ma un’occasione di scoperta e relazione. Sedersi insieme, guardarsi negli occhi, condividere sapori e gesti quotidiani aiuta il bambino a vivere il cibo come qualcosa di piacevole e sicuro.

L’alimentazione complementare è una tappa importante non solo per la crescita fisica, ma anche per quella emotiva: attraverso il cibo, il bambino impara che nutrirsi è un gesto d’amore, un modo per esplorare il mondo e sentirsi parte di esso, un boccone alla volta.