Dal colpo di fulmine giovanile alla donazione per l’oncologia: amore, comunità e solidarietà a Poliambulanza nel progetto “In memoria di Simona”.

Luca e Simona si erano conosciuti da giovanissimi, quando l’amore era ancora un’idea da immaginare. Abitavano a pochi metri di distanza, ma si sono incontrati solo lontano dal loro paese, a Salò. Lui aveva vent’anni, lei venticinque. Un colpo di fulmine, come lo definisce Luca, che li ha portati a costruire una famiglia con tre figli – Jacopo, Rebecca e Dorotea – e una quotidianità fatta di passioni, lavoro e la musica che ha accompagnato la loro storia: nei locali, nei pub, in casa, sempre come filo conduttore. Simona era una donna solare, affettuosa, con una naturale capacità di ascolto: per i figli era non solo madre, ma anche un’amica capace di accogliere confidenze e difficoltà senza giudicare. Sempre pronta a mettere gli altri prima di sé, trovava gioia nella serenità della sua famiglia e nel sostegno agli altri.
«Per me era più un’amica che una mamma: potevo parlarle di tutto, senza dover nascondere nulla.»
Negli anni, per costruire la famiglia, Luca aveva accantonato la passione per la console e le serate in radio, ma è stata proprio Simona, durante la pandemia, a spingerlo a riprendere. “Perché non ricominci?” gli diceva. Poi, nel marzo del 2024, un dolore improvviso al rene ha cambiato tutto: la diagnosi oncologica arrivata in Poliambulanza, le terapie che non hanno potuto fermare la malattia, la perdita di Simona a 54 anni. Per i figli e per il marito è rimasto un vuoto che ha trasformato i gesti quotidiani, ma anche la volontà di dare continuità al suo ricordo.
Il progetto in “Memoria di Simona“
Il giorno della sua scomparsa, Luca ha fatto una promessa: usare la musica per generare qualcosa di buono. Da quella promessa è nato il progetto “In memoria di Simona“, costruito insieme ai figli e alle comunità degli oratori. A fine estate 2024, la prima camminata non competitiva ha raccolto quasi 300 persone, trasformando l’evento in un momento di incontro, testimonianza e solidarietà.
«Il giorno che è morta le ho promesso che con la musica avrei fatto qualcosa di grande, perché nessun altro dovesse vivere quello che abbiamo vissuto noi».
Da quel momento sono seguite serate musicali e altri eventi. In parallelo Luca ha avviato, insieme ai figli, una raccolta di circa 10.000 euro tramite il portale per le donazioni di Poliambulanza.
«Non potevo cambiare l’esito della malattia di Simona – spiega Luca – ma potevo aiutare qualcun altro ad avere una possibilità in più». I fondi sono stati destinati a progetti mirati, in particolare all’utilizzo di indagini genetiche che permettono di personalizzare le terapie oncologiche quando i protocolli standard non sono più efficaci. Si tratta di analisi costose, non coperte dal servizio sanitario nazionale, ma fondamentali per offrire ai pazienti nuove opportunità di cura. In questo modo, la memoria di Simona si lega a una ricerca concreta, che non riguarda numeri o statistiche, ma persone con un volto, una famiglia, una storia.
Il valore delle donazioni in Poliambulanza
Fondazione Poliambulanza ha costruito un sistema di donazioni trasparente e accessibile, reso possibile anche grazie a una piattaforma digitale dedicata. Attraverso il portale, cittadini e imprese possono scegliere di sostenere progetti specifici: dall’acquisto di nuove tecnologie all’apertura di laboratori, dalla formazione dei medici alla ricerca clinica. Ogni donazione diventa parte di un investimento collettivo nella salute e nella cura. «Non serve essere supereroi per salvare una vita» recita la campagna recentemente lanciata dalla Fondazione: un invito a riconoscere il valore di gesti ordinari che producono effetti straordinari.
«Non sono numeri o statistiche, ma persone con un volto, una famiglia, un destino: è a loro che le donazioni danno forza.»
Il progetto di Luca e dei suoi figli ha contribuito ad alimentare quello che in Poliambulanza viene chiamato un “tesoretto“: un fondo a disposizione dei pazienti che necessitano di queste indagini di approfondimento. Alcuni malati hanno già potuto beneficiarne, per individuare terapie ancora più mirate che possono tradursi in mesi di vita in più, tempo da trascorrere con i propri cari. E intorno a questa iniziativa si è creata una comunità: altri cittadini hanno deciso di avviare raccolte fondi simili, trasformando il dolore per la perdita dei loro cari in strumenti di speranza per altri malati.
Il progetto “In memoria di Simona” diventa così un modello di partecipazione: dal colpo di fulmine che aveva unito due ragazzi fino alla solidarietà che oggi sostiene la ricerca. La storia di Luca e Simona testimonia come le vite personali possano intrecciarsi con la missione collettiva di un ospedale. Una missione che, da oltre centovent’anni, continua a mettere al centro la cura della persona e la ricerca di un futuro più umano e più giusto.