Nei primi giorni con un neonato ci si sente spesso spaesati e sopraffatti: pianti frequenti, notti insonni, mille dubbi. È normale. In questo momento, più che di “educare”, si tratta di imparare a conoscersi. L’educazione rispettosa — o gentle parenting — inizia proprio così: attraverso l’osservazione, l’ascolto e il rispetto dei bisogni del bambino.
Questo approccio si fonda sull’idea che ogni neonato meriti di essere accolto come un individuo, anche se ancora non parla. Significa validare le sue emozioni (“Hai fame… ora ti prendo in braccio”) e non banalizzarle (“Non è niente, smetti di piangere”). Nei primi mesi, questo si traduce in piccoli gesti quotidiani: rispondere al pianto con calma, spiegare cosa sta succedendo anche se “non capisce”, toccarlo con dolcezza, guardarlo negli occhi mentre lo si cambia o si allatta.
Non esiste un modo “perfetto” di essere genitori. Non serve intrattenere il neonato con stimoli continui: basta esserci. Un cambio pannolino con voce rassicurante, un momento di contatto pelle a pelle, una routine semplice e ripetuta: tutto questo è educazione rispettosa.
In fondo, l’educazione comincia dallo sguardo: se impariamo a vedere il neonato come una persona piena di senso — non solo da “gestire” — allora siamo già sulla strada giusta.