Hind e Basil, una storia di speranza dal reparto di terapia intensiva neonatale di Poliambulanza

La terapia intensiva neonatale di Poliambulanza è davvero un’eccellenza: professionale, tecnologica, umana!  Ogni anno vengono accolti oltre 300 neonati pretermine e a termine con patologia respiratoria, neurologica, cardiaca e infettiva. Hind, una giovane mamma algerina, ci racconta il “miracolo” che è stato compiuto per salvare il proprio bambino nato a sole 24 settimane.

«Quando ho visto tutto quel sangue, credevo fosse la fine». È così che Hind inizia il racconto della sua incredibile esperienza: una storia di speranza e resilienza vissuta nella TIN di Poliambulanza, dove ha visto rinascere suo figlio, Basil, di sole 24 settimane.

Un miracolo della vita, possibile solo grazie alla presenza di personale medico ed infermieristico altamente specializzato e competente, delle più moderne tecnologie disponibili e di un approccio multidisciplinare.

In Italia da sei anni, Hind incinta da pochi mesi, viveva alle porte di Brescia con suo marito, arrivato dall’Algeria quindici anni fa, e il loro primo figlio, Seferdine, di quattro anni. Quando è sopraggiunta una grave emorragia, la situazione sembrava disperata.

«È stata la mia amica infermiera a portarmi subito in Poliambulanza con la sua macchina», ricorda Hind con gratitudine, «e lì ho incontrato medici che sono diventati come una seconda famiglia».

«Nei giorni passati al reparto ricordo il grande affetto di tutti. Mi hanno trattata come una di famiglia»

Il piccolo Basil alla nascita pesava 720 grammi ed era grande poco più di una mano, ha combattuto una battaglia straordinaria per la sopravvivenza.

«Ogni giorno temevo fosse l’ultimo, aspettavo una chiamata dall’ospedale con la notizia che mio figlio non c’era più», racconta Hind con la voce commossa.

Invece, grazie alle cure avanzatissime ricevute dal team multidisciplinare del reparto, Basil è cresciuto, superando quattro delicati interventi chirurgici agli occhi e al cuore, quest’ultimo effettuato in Terapia Intensiva in collaborazione con i cardiochirurghi dell’Ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo.

Due operazioni agli occhi sono state eseguite direttamente in Poliambulanza, altre due all’ospedale Niguarda di Milano, centro di riferimento con cui la nostra struttura collabora strettamente.

La terapia intensiva neonatale di Poliambulanza un’eccellenza al servizio della comunità

La TIN di Poliambulanza dispone di venti termoculle per postazioni intensive e subintensive e coperte in cui viene simulato l’ambiente intrauterino e dove il bambino può continuare a crescere serenamente mentre viene monitorato, ventilato e riscaldato. Allo stesso tempo nella sala le mamme e i papà possono trascorrere il tempo con il loro bambino rispettando il silenzio e potendolo toccare nonché portarlo al petto, una pratica importante per il neonato che così è in grado di avvertire la vicinanza del calore umano (procedura della Kangaroo Care).

«Grazie alla marsupioterapia il bambino ha percepito che fossi lì con lui e io che stesse bene»

La cura in Poliambulanza è stata integrale: non solo clinica ma anche umana. Grazie alla disponibilità del reparto aperto 24 ore su 24, la mamma aveva la possibilità di trascorrere lunghe giornate seduta sulla poltrona accanto alla culla del piccolo Basil, rimanendo in reparto insieme al figlio maggiore Seferdine, che si divertiva nell’area giochi situata vicino alla TIN.

Seferdine ha potuto giocare serenamente, diventando una piccola mascotte del reparto: «Gli infermieri giocavano con lui, gli davano i colori e gli compravano l’acqua e i biscotti, lui stava bene, non sentiva il peso di essere in ospedale» racconta Hind. 

«In ospedale ho dimenticato tutte le cose brutte perché tante persone mi proteggevano e mi stavano vicine», sottolinea Hind. Consapevoli della complessità psicologica e fisica della situazione, infatti, Poliambulanza offre la costante presenza della psicologa, uno spazio relax dotato di cucina e divano, utilissimo a questi genitori che trascorrono molte ore accanto ai loro piccoli e abitano distanti dall’ospedale per riposare e ricaricarsi un po’.

La stanza è stata creata grazie ad una raccolta fondi realizzata dall’Associazione Italiana Sommerliers, che ha devoluto la somma necessaria all’Associazione Nati per Vivere, da oltre trent’anni attiva in Poliambulanza e di grande supporto per le famiglie dei piccoli nati pretermine.

Uno spazio-incontro per creare una famiglia

Ma Poliambulanza è anche un luogo dove si intrecciano innovazione medica e solidarietà umana. Proprio in questi mesi, infatti, la struttura sta ultimando il progetto denominato “Spazio incontro”, voluto dall’Associazione Bambini Dharma e finanziato dal Rotary Club menano delle Terre Basse.

Si tratta di una stanza speciale dedicata alle adozioni: accade, infatti, che alcuni bambini vengano lasciati in ospedale da genitori che vivono situazioni di forte degrado personale e sociale. Se il bambino è sano possono trascorrere 30-40 giorni per essere affidato alla famiglia adottiva.

Negli altri casi possono trascorrere anche diversi mesi, in cui le volontarie e i volontari di Bambini Dharma si occupano del piccolo in attesa dell’adozione.

Questa stanza è pensata per accogliere coppie adottive che necessitano di ambientarsi con il bimbo loro affidato, acquisendo quella “confidenza” necessaria prima di lasciare il reparto, dove il bimbo ha vissuto a lungo. In questo luogo, affiancati dai volontari dell’associazione Bambini Dharma, i piccoli possono iniziare gradualmente la vita nella loro nuova famiglia.

«Non è solo un progetto sanitario, è un gesto d’amore che rispetta profondamente i bisogni emotivi di questi bambini», spiegano dal reparto.

«Quando Basil è uscito abbiamo fatto una grande festa con tutto il personale sanitario»

Oggi Basil è finalmente a casa, uscito dall’ospedale lo scorso 12 febbraio accolto da una grande festa dopo 6 mesi di degenza. «Adesso sento l’Italia come il mio paese, Poliambulanza come la mia famiglia», conclude Hind sorridendo.

“La nascita è l’ambito nella vita umana dove la promessa e la speranza di felicità è più evidente, per questo, davanti ai neonati estremamente prematuri o patologici e davanti al dolore e alla sofferenza dei genitori, occorre un gruppo che sia in grado di esprimere cura, solidarietà, competenza e speranza per curare non solo i piccoli pazienti ma anche le loro famiglie“ ci ricorda il primario, dr. Paolo Villani.