Il futuro della chirurgia è già qui: il Prof. Franco Benazzo racconta come la robotica e l’intelligenza artificiale stiano ridefinendo il concetto di medicina, in un equilibrio delicato tra innovazione tecnologica e responsabilità umana.

Ci sono momenti nella storia della medicina in cui la tecnologia sembra compiere un balzo in avanti, aprendo scenari prima impensabili. E poi ci sono professionisti che questi scenari li abitano, li studiano e li trasformano in realtà. Il Prof. Francesco Benazzo, Direttore dell’Unità Operativa di Ortopedia e Traumatologia di Poliambulanza, è uno di questi. Dal 2020 ha portato la chirurgia robotica a un nuovo livello, con un approccio che unisce innovazione, etica e una visione chiara del futuro della professione medica.
Prima di approdare a Poliambulanza, il Prof. Benazzo è stato Direttore della Clinica Ortopedica della Fondazione IRCCS Policlinico San Matteo di Pavia e Professore Ordinario di Ortopedia e Traumatologia all’Università di Pavia. Allo IUSS (Istituto Universitario di Studi Superiori) di Pavia, ha tenuto per due anni il corso “L’apparato locomotore come spinta propulsiva dello sviluppo socio-economico dell’umanità”, mentre oggi insegna “La robotica e l’intelligenza artificiale”, un tema strettamente connesso alla sua attività clinica e di ricerca.
«Quando sono arrivato in Poliambulanza, la chirurgia robotica era già stata introdotta, ma il nostro obiettivo era spingerne i confini ancora oltre», racconta Benazzo. «Abbiamo iniziato nel 2020, ma il Covid ci ha imposto una pausa. Un periodo difficile, certo, ma che mi ha permesso di osservare da vicino il funzionamento di questa struttura e la sua capacità di adattamento. È stato in quel momento che ho compreso il vero potenziale di Poliambulanza: un ospedale in grado di affrontare le emergenze senza perdere di vista l’innovazione».
«Quando sono arrivato in Poliambulanza, la chirurgia robotica era già stata introdotta, ma il nostro obiettivo era spingerne i confini ancora oltre».
L’intelligenza artificiale nella chirurgia: tra etica e opportunità
Non siamo in un film di fantascienza di Spielberg o Nolan; è la realtà. Oggi, Poliambulanza dispone di tre robot per la chirurgia ortopedica, tutti dedicati alle protesi di ginocchio e presto anche uno per quelle d’anca. Ma la vera innovazione è l’utilizzo della robotica nelle revisioni delle protesi di ginocchio, un ambito in cui Poliambulanza si è distinta come pioniere. «Abbiamo iniziato a lavorare con le aziende per sviluppare nuovi software, viaggiando anche negli Stati Uniti per contribuire alla progettazione di sistemi che migliorano la precisione e l’efficacia degli interventi», spiega Benazzo.
Ma fino a che punto si può spingere la tecnologia? «Attualmente i robot sono macchine stupide. Non pensano, non riconoscono chi li usa. Funzionano sulla base di dati, analizzano l’anatomia e ci aiutano a pianificare gli interventi. Tuttavia, il futuro potrebbe essere molto diverso. Se inseriamo nel sistema milioni di dati – dalla morfologia del ginocchio alle caratteristiche psicofisiche del paziente – l’intelligenza artificiale potrebbe arrivare a suggerire la migliore strategia operatoria».
Uno scenario affascinante, ma che apre a questioni etiche fondamentali. «Se affidiamo le decisioni alla macchina, chi si assume la responsabilità? Se il chirurgo impone la sua scelta contro il suggerimento del sistema, rischia di commettere un errore. È un bivio che dobbiamo affrontare con estrema attenzione».
Poliambulanza: eccellenza tecnologica e visione umanistica
Poliambulanza si distingue per la sua capacità di coniugare innovazione tecnologica ed eccellenza clinica con valori fondamentali come la compassione, l’umanità e la presa in carico globale del paziente: in una parola l’humanitas di latina memoria. In quanto ospedale non profit, la sua missione non si limita a curare, ma a farlo mettendo al centro la persona nella sua totalità. «Una delle ragioni per cui ho scelto di lavorare qui», sottolinea Benazzo, «è proprio questo approccio. In molte strutture la robotica è vista solo come un modo per attrarre pazienti, ma in Poliambulanza il focus è sempre stato la qualità della cura».
«Se affidiamo le decisioni alla macchina, chi si assume la responsabilità? Se il chirurgo impone la sua scelta contro il suggerimento del sistema, rischia di commettere un errore. È un bivio che dobbiamo affrontare con estrema attenzione».
Un altro aspetto distintivo è la valorizzazione del talento. Benazzo è convinto che Poliambulanza abbia un ambiente unico per chi ama la propria professione. «Qui c’è un grande attaccamento al lavoro, un forte senso di appartenenza e una dedizione che non si trova ovunque», afferma. «Il mio compito come direttore è far sì che i giovani talenti possano esprimersi al meglio, senza essere ingabbiati da rigidità strutturali. Dobbiamo creare le condizioni perché possano crescere, innovare e dare il massimo senza paura di sbagliare».
Una visione che forse ha appreso e fatto sua anche grazie all’esperienza come ortopedico dell’Inter per 14 anni, dal 2000 al 2014, avendo avuto modo di svolgere lavoro di equipe al servizio dello sport e del talento. Ricorda, con un po’ di nostalgia e di orgoglio, che «in 14 anni solo un giocatore ha scelto di farsi operare esternamente. Tutti gli altri si sono sempre fidati di noi, affidandosi alle nostre mani».
«Qui c’è un grande attaccamento al lavoro, un forte senso di appartenenza e una dedizione che non si trova ovunque».
Guardando avanti, Benazzo non ha dubbi: la tecnologia continuerà a evolversi, ma il vero progresso sarà quello che saprà integrare intelligenza artificiale e sensibilità umana. E Poliambulanza, con la sua visione “umanistica” coniugata alla sua spinta innovatrice, è già sulla strada giusta per tracciare il futuro della sanità: con la tecnologia al servizio dell’uomo e della cura. Poliambulanza lo sta facendo. E lo sta facendo oggi.